Wilson Project – Atto Primo (Ma.Ra.Cash Records, 2025)
La scena prog italiana continua a rinnovarsi e a sorprendere con giovani band come i Wilson Project, che uniscono la passione per la tradizione a un approccio fresco e innovativo. Con Atto Primo, il gruppo piemontese si distingue per la sua capacità di fondere il suono vintage del prog degli anni '70 con elementi contemporanei, creando un prodotto che saprà conquistare tanto i fan storici del genere quanto chi cerca nuove sfumature nel panorama musicale odierno.
Il lavoro della band è un delicato equilibrio tra il rispetto per i grandi classici del progressive rock e una ricerca di originalità che emerge fin dal primo ascolto. Il disco si sviluppa come un’opera teatrale, un concept che gioca con le dinamiche del dramma e della narrazione musicale. Ogni brano sembra essere pensato come un atto a sé, ma al contempo il tutto si integra in un flusso continuo che porta l’ascoltatore in un viaggio emotivo e sonoro di grande impatto. La scelta di iniziare con la strumentale "Overture", un breve e coinvolgente brano che introduce atmosfere teatrali e melodie vintage, è il primo esempio di come la band voglia subito immergere l’ascoltatore in un mondo fatto di suoni ricercati e suggestioni d’altri tempi.
Atto Primo non si propone come un semplice omaggio all'opera lirica, sebbene le sue atmosfere teatrali e la copertina volutamente retrò possano far pensare a un riferimento a questo mondo. Il progressive rock, con la sua componente drammatica e dinamica, si sposa perfettamente con la teatralità dell’opera, ma la band non si limita a riprodurre i classici. Ogni brano del disco si ispira infatti a compositori e opere storiche, ma questi rimandi non sono mai fini a se stessi: sono solo il punto di partenza per creare musica originale, arricchita da una nuova veste e da un approccio stilistico unico.
Le tastiere di Andrea Protopapa sono senza dubbio al centro della scena, con suoni di organo e sintetizzatori che richiamano i grandi del passato ma allo stesso tempo si evolvono in forme nuove e inaspettate.
In brani come "Taiji", le tastiere sono protagoniste di passaggi solistici che esaltano l’essenza del prog classico, ma con un taglio moderno che non risulta mai nostalgico. La voce di Annalisa Ghiazza, eterea ma al tempo stesso potente, aggiunge un ulteriore strato emotivo al sound della band. La sua interpretazione vocale è ricca di sfumature, capace di passare da momenti delicati a sfumature più drammatiche, sempre al servizio della narrazione musicale. L’aerophone che arricchisce il brano, insieme alla qualità della sua voce, dona una sensazione di unicità al disco, rendendo il sound riconoscibile e distintivo.
In parallelo, la sezione ritmica, formata dal basso di Stefano Rapetti e dalla batteria di Mattia Pastorino, fornisce una solida base al disco, con linee che spaziano dall’eleganza del prog più raffinato a esplosioni di ritmo che richiamano l’intensità del rock. Questi momenti si intrecciano perfettamente con gli altri elementi, creando un equilibrio che mai risulta statico o prevedibile.
"Bolshoi", il singolo estratto dall'album, celebra il celebre teatro russo con un sound che ne rielabora l’immagine, distaccandosi dall’aspetto istituzionale per offrirgli una nuova veste. L'uso marcato dell’Hammond e dei sintetizzatori conferisce al brano una potenza sonora che ben si sposa con la storia raccontata, regalando un’emozione che affonda le radici nel prog degli anni '70 ma con una freschezza che lo rende contemporaneo. La presenza di un assolo di batteria finale, un po' inusuale per i tempi, contribuisce a rinnovare la proposta.
Il disco include anche due mini suite, "Ragnarok" e "Duat", entrambe della durata di quasi tredici minuti. Queste lunghe composizioni sono un'esplorazione sonora che non ha paura di osare: "Ragnarok" si apre con un giro di pianoforte evocativo per poi sfociare in passaggi strumentali ricchi di inventiva, mentre "Duat", che conclude l’album, continua a evolversi con cambi di ritmo e atmosfere che mantengono viva l’attenzione. Nel mezzo, "Nihonga" affascina per la sua varietà stilistica, con la voce della Ghiazza che si alterna a cori di supporto e arrangiamenti che mantengono il brano fresco e dinamico.
Atto Primo non è solo una dimostrazione di abilità tecnica, ma anche una dichiarazione d’intenti da parte dei Wilson Project: un omaggio al passato, certo, ma anche una rivisitazione in chiave moderna del progressive rock.
L'album è un’affermazione della capacità della band di intrecciare le radici della tradizione con la sperimentazione sonora, creando un lavoro che affascinerà tanto i fan più accaniti del genere quanto quelli che cercano innovazione e freschezza.
Con Atto Primo, i Wilson Project si confermano una delle voci più promettenti della scena prog italiana, capaci di rinnovare il genere pur mantenendo intatte le sue caratteristiche fondamentali.
Track list:
1. Ouverture (2:52)
2. Taiji (9:47)
3. Bolshoi (6:04)
4. Ragnarok (12:50)
5. Nihonga (5:49)
6. Duat (13:43)
Wilson Project – Atto Primo (Ma.Ra.Cash Records, 2025)