Klang!: (Andrea Massaria, Alessandro Seravalle, Stefano Giust) |
Klang! – Scarto (Setola Di Maiale, 2025)
C’è chi fa musica per intrattenere. Chi per stupire. E poi ci sono i Klang!, che fanno musica per disarticolare. Per smontare certezze, per accendere crepe nel muro del già noto, per infilarsi proprio lì dove la comunicazione rassicurante si sgretola e l’abitudine sonora si fa silenzio, pausa, scarto.
Registrato dal vivo nella cornice sospesa e affascinante dei giardini del Museo Sartorio di Trieste, durante il Space Music – Musica Concreta Festival del luglio 2024, Scarto è un atto radicale. Un’unica lunga traccia di 45 minuti che scorre come un organismo imprevedibile, sempre in mutazione, tra impulsi elettrici e materici, tra fantasie rumoristiche e fendenti ritmici, tra cortocircuiti improvvisi e lampi di bellezza inattesa.
Il progetto Klang! nasce con il disco Catastrofe Del Vuoto Elettrodebole, frutto del sodalizio tra Andrea Massaria (chitarre) e Alessandro Seravalle (elettronica, composizione), alias Anton Klang e Karlheinz Lärm – due pseudonimi che sono dichiarazioni poetiche, omaggi alla musica colta e all’avanguardia. Con l’ingresso del batterista Stefano Edgard Schüsse Giust, Klang! diventa un trio stabile e sempre più imprevedibile, come dimostra questa prova live, cruda e coraggiosa, perfettamente modellata nel mix e mastering da Gian Pietro Seravalle al GPS studio.
Ascoltando Scarto, il brano che intitola il disco e che occupa tutto il lavoro (45,09 min.), ci si accorge presto che non si tratta solo di musica. O meglio, non di quella musica che ci è familiare. Qui il suono è linguaggio di resistenza. È arte che si sottrae, che devia, che – come scrive Seravalle nelle note – “rifiuta il compromesso con la deriva lobotomizzante della musica di consumo”. Il rifiuto diventa creazione. Il residuo si trasforma in verità. Lo scarto, come nei tarocchi, è la carta che cambia il gioco.
I tre strumenti si incrociano e si alternano, come se si rispondessero a vicenda, creando un dialogo teso e dinamico., dove ogni colpo è anche una carezza e ogni silenzio è pieno di significato. La batteria è il cuore irregolare, imprevedibile, pulsante. La chitarra, ora affilata come un bisturi, ora soffusa come un ricordo sbiadito. L’elettronica, vera anima cangiante, si fa tessuto connettivo ma anche detonatore di caos.
Il risultato è una musica che non cerca facili melodie, ma va dritta alla verità. Rifiuta l’armonia per abbracciare la tensione, destabilizzando l’ascolto e spingendolo a cercare qualcosa di nuovo. A tratti sembra di perdersi in una giungla sonora dove il tempo è fluido, in altri di trovarsi in una cattedrale dissonante, dove il vuoto è colmo di possibilità. C'è l’influenza del free jazz, della psichedelia, della musica concreta, ma anche un respiro futurista. E al centro di tutto, la volontà di comunicare senza bisogno di parole.
Un suggerimento spassionato: non approcciate Scarto con l’idea di “capirlo”. Non è un enigma da risolvere, ma un varco da attraversare.
Meglio lasciarsi prendere così com'è, senza troppe aspettative, con il volume alto per sentire ogni sfumatura. Non serve capire tutto, né cercare un senso preciso. A volte è proprio quando qualcosa sembra fuori posto che arriva un messaggio più profondo. Uno di quelli che ti restano dentro.
I Klang! non fanno musica da sottofondo. Fanno musica che ti chiede attenzione, che ti coinvolge. Scarto non è un disco facile, ma è proprio questo il bello: ti mette davanti a qualcosa di diverso, fuori dagli schemi. È un gesto di libertà, un modo per ricordarci che si può ancora fare arte senza seguire le mode. Una musica che ti scuote, ti confonde e, proprio per questo, ti fa pensare.
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Klang! – Scarto (Setola Di Maiale, 2025)