venerdì 18 aprile 2025

Giulio Campagnolo & The Jazz Funkers - C’mon! | Redapolis Music Blog

Copertina del disco.
Giulio Campagnolo & The Jazz Funkers - C’mon!

Giulio Campagnolo & The Jazz Funkers - C’mon! (IRMA Records, 2024)

C’è qualcosa di profondamente autentico in questo C’mon! che va oltre la qualità della scrittura o l’energia degli arrangiamenti: è la sensazione di trovarsi davanti a un disco vivo, che pulsa, respira, suda groove e passione. Giulio Campagnolo coi suoi Jazz Funkers ha scelto la via più sincera e coraggiosa: tutto registrato in analogico, su nastro, live in studio, senza digitale. Un gesto d’amore per la musica, e per chi ascolta.

Al centro c’è lui, l’Hammond. Lo strumento che Campagnolo ha eletto a suo linguaggio d’elezione a partire dal 2012, dopo un percorso già ricco di concerti e collaborazioni. Il suo tocco è fiammeggiante e raffinato al tempo stesso, capace di evocare Jimmy Smith e Ramsey Lewis ma con una personalità ben distinta. Si avverte il rispetto per la tradizione, ma anche una voglia autentica di giocare con il presente. Ogni nota è viva, pulsante, e ogni assolo è un’esplosione di energia che non smette di sorprendere.

Campagnolo, classe 1986, non è solo un virtuoso dello strumento: è anche un compositore ispirato e un bandleader con le idee chiare. La sua storia musicale inizia da bambino, tra le lezioni di pianoforte e la folgorazione jazzistica a 14 anni sotto la guida di Memoli e Polga. Poi Siena Jazz, l’intensa attività live con ensemble soul e blues, il passaggio decisivo all’Hammond e la laurea con lode al Conservatorio di Vicenza sotto la direzione di Paolo Birro. Da oltre dieci anni insegna, compone, incide, collaborando con nomi di spicco del panorama internazionale e calcando palchi in tutta Europa. 

Le otto tracce originali dell’album – pubblicato da IRMA Records anche in uno splendido vinile da 180 grammi – sono un’esplosione di energia che attraversa soul-jazz, latin, hard bop e rhythm & blues con travolgente naturalezza. A dar vita a questo viaggio sonoro è un quintetto affiatatissimo: al centro l’Hammond di Giulio Campagnolo, autore e motore pulsante del progetto, affiancato da una sezione fiati strepitosa composta da Michele Polga (sax tenore e autore di due brani), Piero Bittolo Bon (sax alto e flauto) e Federico Pierantoni (trombone). Il dialogo tra fiati e organo si accende come in una jam session notturna in un club fumoso di New Orleans, ricco di interplay e tensione creativa. Alla batteria, Adam Pache tiene saldamente le redini con precisione metronomica ma mai rigida, regalando groove e dinamismo a una ritmica che invita, anzi costringe, l’ascoltatore a muoversi.

La magia di C’mon! sta anche nel suo suono. Caldo, avvolgente, ruvido quanto basta. Quasi palpabile. Merito del processo di registrazione full analogic, che dona un’aria senza tempo a un disco che, pur affondando le radici nei Sessanta targati Blue Note, riesce a suonare fresco, vitale, contemporaneo. Ogni brano è una festa, una danza sfrenata di fiati e organo, dove il jazz si mescola con il rhythm and blues in un incontro che non ha paura di essere contaminato.

In 5.58 A.M., flauto e trombone si intrecciano in un unisono così perfetto che sembra quasi che stiano suonando lo stesso strumento. La loro sinergia è talmente profonda che ti cattura e ti avvolge, come un abbraccio che inizia con dolcezza, ma non ti lascia mai andare. La musica si fonde, creando un suono che ti coccola, che ti fa sentire parte di qualcosa di intimo e senza tempo, quasi come se ogni nota fosse pensata per toccare una parte nascosta di te.

In Mountain Cheese, il groove è irresistibile, riempiendo ogni angolo del corpo e facendoti muovere senza pensarci. È come essere in un film di Fellini, dove la musica danza in bianco e nero, ma piena di colori e sfumature di un’altra epoca. La batteria di Adam Pache, pulsante e dinamica, si unisce a una melodia che racconta una storia silenziosa ma intensa.

L'album si chiude con St. Francis Bridge, un brano che evoca una dolce atmosfera da ninna nanna, ma con accenti vivaci. L’Hammond, con il suo assolo vibrante, lascia un’ultima scossa di energia prima di un finale di pace, grazie alle spazzole sulla batteria e ai fiati morbidi. C'è una malinconia che emerge, un jazz che continua a raccontare storie anche quando sembra finire.

Ho scelto di citare solo tre brani per lasciare intatta la bellezza della scoperta, che vi posso garantire, vi accompagnerà in ogni singola traccia dell'album.

C’mon! è un disco che non ha paura di abbracciare la tradizione, ma che riesce a fare tutto suo il linguaggio del jazz, con freschezza e un’energia che trascende il tempo. Giulio Campagnolo, con il suo Hammond e il supporto impeccabile della sua band, riesce a raccontare una storia che sembra senza fine.

Un viaggio che non smette mai di entusiasmare, e che non deluderà mai chi sa apprezzare un sound caldo, coinvolgente, e senza compromessi. Un tributo vivente alla musica analogica e alla sua capacità di unire il passato e il presente.

Ritratto del musicista.
Giulio Campagnolo

Track list:

A1 Groove Giallo
A2 Revil’s Mood
A3 Pearson(G)
A4 5:58 A.M.
B1 206 Problems
B2 Mountain Cheese
B3 Three Bones
B4 St. Francis Bridge


 

English version

Giulio Campagnolo & The Jazz Funkers – C’mon! (IRMA Records, 2024)

There’s something profoundly authentic about C’mon! that goes beyond the quality of the writing or the energy of the arrangements: it’s the feeling of being in front of a living, breathing album—one that sweats groove and passion. Giulio Campagnolo and his Jazz Funkers have chosen the most honest and daring path: everything was recorded analog, on tape, live in the studio, with no digital editing. A true act of love—for the music, and for those who listen.

At the heart of it all is the Hammond. The instrument Campagnolo has made his language of choice since 2012, after an already rich journey of concerts and collaborations. His touch is both fiery and refined, evoking names like Jimmy Smith and Ramsey Lewis, but with a distinct personality of his own. There’s clear reverence for tradition, but also a genuine desire to play with the present. Every note pulses with life, and every solo is an explosion of energy that never ceases to surprise.

Born in 1986, Campagnolo is not just a virtuoso on the instrument: he’s also an inspired composer and a bandleader with a clear vision. His musical path began in childhood with piano lessons, and took a decisive turn towards jazz at the age of 14, under the guidance of Memoli and Polga. Then came Siena Jazz, a vibrant live career with soul and blues ensembles, the pivotal switch to Hammond, and a degree with honors from the Vicenza Conservatory under Paolo Birro’s direction. For over a decade, he has been teaching, composing, recording, and collaborating with leading figures on the international scene, playing stages across Europe.

The album’s eight original tracks — also released by IRMA Records on a gorgeous 180-gram vinyl — are a burst of energy that flows effortlessly through soul-jazz, Latin, hard bop, and rhythm & blues. Bringing this vibrant sonic journey to life is a tightly-knit quintet, with Giulio Campagnolo’s Hammond organ at the heart of it all — the composer and driving force behind the project. He’s joined by a stellar horn section featuring Michele Polga (tenor sax and composer of two tracks), Piero Bittolo Bon (sax and flute), and Federico Pierantoni (trombone). The dialogue between the horns and organ crackles like a late-night jam in a smoky New Orleans club, full of interplay and creative tension. On drums, Adam Pache holds everything together with metronomic precision — yet never loses swing or momentum — delivering a groove so infectious it doesn’t just invite the listener to move, it demands it.

The magic of C’mon! also lies in its sound. Warm, enveloping, just the right amount of grit. Almost tangible. The full analog recording process gives the album a timeless air—rooted in the Blue Note vibes of the ’60s, yet sounding fresh, vibrant, contemporary. Each track is a celebration, a wild dance of horns and organ where jazz mingles with rhythm & blues in a fearless fusion.

In 5.58 A.M., flute and trombone weave together in such perfect unison that it almost feels like they’re playing the same instrument. Their synergy is so deep it captures and embraces you—starting softly, but never letting go. The music melts into a sound that comforts, that makes you feel part of something intimate and timeless, as if every note was crafted to reach a hidden place inside you.

In Mountain Cheese, the groove is irresistible, filling every inch of your body and making you move without even thinking. It’s like being in a Fellini film, where music dances in black and white, yet bursts with the colors and nuances of another era. Adam Pache’s drumming is vibrant and dynamic, joining a melody that tells a silent but powerful story.

The album closes with St. Francis Bridge, a track that conjures a lullaby-like atmosphere, with lively undertones. The Hammond delivers a vibrant solo that gives one final jolt of energy before the peaceful ending, guided by soft brushes on the drums and gentle horns. A touch of melancholy surfaces—a jazz that keeps telling stories, even when it seems to be ending.

I’ve chosen to highlight only three tracks to preserve the beauty of discovery—something I can assure you will accompany every single note of this album.

C’mon! is an album unafraid to embrace tradition, yet fully capable of making jazz its own language—with a freshness and energy that transcend time. Giulio Campagnolo, with his Hammond and the impeccable support of his band, tells a story that feels endless.

A journey that never ceases to excite, and that will never disappoint those who appreciate a warm, compelling, and uncompromising sound. A living tribute to analog music and its power to connect past and present.