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Salvo Lazzara |
Pensiero Nomade – Ultime Foglie (Filibusta Records, 2024)
Con colpevole ritardo mi trovo a parlare di Ultime Foglie, un album strumentale che merita attenzione ed ascolto, ma che, come accade spesso per le opere di qualità, non gode della visibilità che meriterebbe. Pubblicato nel 2024 dalla sempre attenta etichetta Filibusta Records, il disco rappresenta un nuovo capitolo per Pensiero Nomade, il progetto musicale guidato da Salvo Lazzara. Con una ricercata combinazione di suoni, l’album si muove tra culture e generi musicali diversi, articolandosi in dieci tracce originali capaci di evocare atmosfere intime e suggestioni globali.
La formazione che ha dato vita a questo lavoro dimostra un’attenzione straordinaria alla ricchezza sonora e alla varietà timbrica. Accanto a Lazzara, che padroneggia strumenti come harp-oud, basso, chitarra elettrica e touch guitar, troviamo Davide Guidoni alle percussioni, Edmondo Romano ai fiati (tra cui duduk, flauto basso, clarinetto e fluier) e Giorgio Finetti al violino. Questa miscela di strumenti, affiancata da un approccio creativo e dinamico, disegna un paesaggio sonoro che attraversa Mediterraneo e Medio Oriente, arricchito da influenze che spaziano dal jazz al rock psichedelico ed oltre.
Ultime foglie non è un album che si lascia comprendere al primo ascolto. È un’opera che invita l’ascoltatore ad immergersi, a lasciarsi condurre in un viaggio sonoro ricco di sfumature e significati, lontano dalle mode passeggere e dai ritmi frenetici del mercato musicale.
I richiami possono essere numerosi e, a tratti, estemporanei in funzione degli ascolti che si hanno alle spalle: Aktuala, Third Ear Band e Peter Gabriel solo per citarne alcuni.
Il lavoro è frutto quindi di un’eredità caleidoscopica nella quale risalta l’utilizzo dell’oud, con la conseguente produzione di sensazioni antiche, arabe e mesopotamiche, con una vicinanza anche alle successive derive rinascimentali europee.
Tra i brani citerei sicuramente Le regole del vento, che si apre con una sensazione di leggerezza, come un vento che soffia delicatamente ma con determinazione. Fiati e percussioni si intrecciano creando un’atmosfera fluida ed organica, dove nulla sembra fermarsi; il violino si aggiunge in modo discreto, dando profondità senza mai dominare e la traccia scivola tra momenti di calma e piccoli cambiamenti, come se seguisse un percorso naturale, imprevedibile e libero.
Fiori al tramonto affascina con la sua leggerezza e raffinatezza. Gli strumenti si fondono in una tessitura musicale fluida: il violino traccia linee veloci, mentre la chitarra crea un supporto caldo ed avvolgente. Il brano evoca un paesaggio che sfuma nel crepuscolo, con un senso di sospensione che cattura l'effimero della luce che svanisce.
Avidi gli occhi esplora il desiderio di cambiamento ed il movimento incessante. C’è un’intensa energia ritmica, in cui le percussioni, dai tratti tribali, la fanno da padrone, creando una sensazione di urgenza e vitalità. Gli strumenti, compreso i fiati di Edmondo Romano, si intrecciano dando vita a sonorità che richiamano il rock progressivo, il jazz e le influenze etniche del Medio Oriente. La musica trasmette l’idea di un viaggio, un cammino in costante evoluzione, che cattura l’ascoltatore in un flusso dinamico e coinvolgente.
Concludere l’album con Ultime foglie è una scelta che racchiude il messaggio principale del disco: l’idea che tutto sia temporaneo. Qui, violino, oud e fiati si uniscono perfettamente, creando una melodia che ricorda qualcosa di delicato che sta per svanire, ma che conserva una bellezza unica. Ogni nota sembra parlare del tempo che passa, delle foglie che cadono e di quanto sia importante ogni attimo. Il brano ci fa capire che, anche se tutto finisce, c'è una bellezza nell’effimero.
Il disco, per chi sa apprezzare la bellezza, è capace di suscitare una sorta di dipendenza, spingendo ad ascoltarlo ripetutamente nel tempo. Lo consiglio caldamente a chi è ancora alla ricerca di emozioni autentiche nella musica e ha la volontà di dedicargli la giusta attenzione.
Buon ascolto.
(Luca “Redapolis” Paoli)
Tracklist:
01. Ciò che attraversiamo
02. Le regole del vento
03. La distanza delle cose
04. Fiori al tramonto
05. Passava un angelo
06. Acque ferme
07. Resta quella luce
08. Avidi gli occhi
09. Di fine estate
10. Ultime foglie
English version
Pensiero Nomade – Ultime Foglie (Filibusta Records, 2024)
With some guilty delay, I find myself writing about Ultime Foglie, an instrumental album that deserves attention and careful listening. However, like many quality works, it lacks the visibility it truly deserves. Released in 2024 by the ever-dedicated Filibusta Records, this album represents a new chapter for Pensiero Nomade, the musical project led by Salvo Lazzara. With a refined blend of sounds, the album navigates through diverse cultures and musical genres, unfolding across ten original tracks capable of evoking intimate atmospheres and global impressions.
The ensemble behind this work shows extraordinary attention to sonic richness and tonal variety. Alongside Lazzara, who masters instruments like the harp-oud, bass, electric guitar, and touch guitar, we find Davide Guidoni on percussion, Edmondo Romano on wind instruments (including duduk, bass flute, clarinet, and fluier), and Giorgio Finetti on violin. This mix of instruments, paired with a creative and dynamic approach, creates a sonic landscape that bridges the Mediterranean and the Middle East, enriched by influences ranging from jazz to psychedelic rock and beyond.
Ultime Foglie is not an album to be fully understood on the first listen. It invites the listener to immerse themselves, embarking on a sonic journey rich in nuances and meaning, far removed from fleeting trends and the hectic pace of the music market.
The references are numerous and, at times, spontaneous, depending on the listener’s background: Aktuala, Third Ear Band, and Peter Gabriel are just a few that come to mind.
The work is the product of a kaleidoscopic heritage in which the oud plays a prominent role, evoking ancient, Arabic, and Mesopotamian sensations while also resonating with later European Renaissance influences.
Among the tracks, I would highlight Le regole del vento, which begins with a sense of lightness, like a gentle but determined breeze. Winds and percussion intertwine, creating a fluid and organic atmosphere where nothing seems static; the violin subtly joins in, adding depth without overpowering, and the track flows through moments of calm and small shifts, as if following a natural, unpredictable, and free path.
Fiori al tramonto captivates with its delicacy and refinement. The instruments blend into a fluid musical texture: the violin traces swift lines while the guitar provides a warm and enveloping backdrop. The track evokes a landscape fading into twilight, with a sense of suspension that captures the fleeting nature of the vanishing light.
Avidi gli occhi explores the desire for change and ceaseless movement. There is an intense rhythmic energy, dominated by tribal-like percussion that creates a sense of urgency and vitality. The instruments, including Romano’s winds, intertwine to produce sounds reminiscent of progressive rock, jazz, and Middle Eastern ethnic influences. The music conveys the idea of a journey, a constantly evolving path that draws the listener into a dynamic and engaging flow.
Ending the album with Ultime Foglie is a choice that encapsulates the album’s main message: the idea that everything is temporary. Here, violin, oud, and winds blend seamlessly, crafting a melody that feels like something delicate about to fade, yet holding a unique beauty. Every note seems to speak of passing time, falling leaves, and the importance of each fleeting moment. The track reminds us that, even though everything ends, there is beauty in the ephemeral.
For those who appreciate beauty, this album can create a kind of dependency, urging repeated listening over time. I warmly recommend it to anyone still seeking genuine emotions in music and willing to dedicate it the attention it deserves.
Enjoy listening.
(Luca “Redapolis” Paoli)