venerdì 23 agosto 2024

Ifsounds - An Gorta Mòr | Ricordi di un passato recente | Redapolis Music Blog

Ritratto della bad Ifsounds.
Ifsounds
 

Ifsounds:”An Gorta Mòr” (2018)

Ritorno nel luogo del delitto per riprendere una mia recensione fatta a suo tempo di un disco, "An Gorta Mòr" degli Ifsounds che ancora ascolto con molto piacere, nonostante sia uscito, nel 2023, il pur ottimo (ne scriverò più avanti) MMXX.

All'epoca scrivevo che: 

Il Progressive rock italiano sta vivendo una nuova giovinezza: le uscite discografiche di questo 2018 che sta volgendo al termine sono parecchie e di qualità sopra la media. 

Si passa dal Folk-Prog, al Metal-Prog e al Symphonic-Prog giungendo a lambire quei territori Jazz mai dimenticati.

Non si sottraggono a quanto scritto sopra i molisani Ifsounds con il loro nuovo album “An Gorta Mòr” che tradotto significa “La grande carestia”.

La band in attività dal lontano 1993 a nome If, ha negli anni raccolto consensi e premi in tutto il mondo a dimostrare la qualità della loro proposta nel panorama del Progressive-Rock, senza cadere mai nell’errore di ricalcare quanto scritto e suonato nei gloriosi anni ‘70.

Proponendone una loro versione attuale e fresca con umori che spaziano tra Folk, e Psichedelia ed incursioni nell' Hard Rock che aggiungono la giusta dose di pepe al loro già vario menù, eccoli arrivare al sesto album, nel quale affrontano il dramma storico della grande carestia che colpì l’Irlanda dal 1845 al 1849. 

Durante quel difficilissimo periodo morirono migliaia di persone, ed altrettante furono costrette a lasciare l’Isola Verde, e su questo tema oggi molto attuale e drammatico, la Band costruisce un disco che richiama i classici concept album del passato 

La scelta di aprire l’album con Mediterranean Sea è di per se molto significativa, e il il suo inizio incalzante che poi si fa pacato e quasi intimo racconta una storia musicale molto affascinante.

Ottima la prestazione vocale di Runal che sa calarsi perfettamente tra le pieghe del brano, mentre l’assolo di chitarra di Dario Lastella è da applausi. Nella seconda traccia, Techno Gurn, troviamo echi di PFM, stemperati da una manciata di ingredienti Psichedelici, mentre il terzo brano dal titolo Violet ,è la classica ballata di ampio respiro che ci porta su lidi Pop, eseguita comunque con gusto e sentimento: sicuramente pregevole l'assolo di chitarra acustica che impreziosisce il brano. Si torna a suoni più duri con Reptilarium che affonda un piede negli anni ‘70 e l'altro nel sound moderno ed attuale: brano sottolineato da interessanti cambi di ritmo, che evidenziano la qualità tecnica e il sentimento presenti nel suono del gruppo. 

A concludere l'opera ecco la title track, una Suite di 22 minuti nella quale la musica irlandese, il rock e la musica lirica si fondono ottimamente regalandoci un’esperienza d’ascolto unica e difficilmente eguagliabile. In conclusione siamo al cospetto di un album vario, ottimamente arrangiato e suonato, che non deluderà gli appassionati di quel Rock che oggi le grandi grandi case discografiche non propongono più. 

Il Progressive del nuovo millennio è vivo e vegeto e gli Ifsounds sono qui a dimostrarcelo.

Copertina del disco.

 Track list:

1. Mediterranean Floor

2. Techno Guru

3. Violet

4. Reptilarium

5.An Gorta Mór
(I. Emerald Island II. Phytophthora infestans – III. Bridget O’Donnell
IV. The Great Famine V. Doolough Lake VI. The Docks of Limerick
VII. Regina Oceani VIII. Long cónra IX. Ghosts in America).

Line up:

Runal: voce

Fabio De Libertis: Basso

Dario Lastella: chitarre, tastiere, sintetizzatore e voce

Lino Mesina: batteria e percussioni

Claudio Lapenna: pianoforte, tastiere e voce

Prodotto da Dario Lastella

Etichetta:Melodic Revolution Records

English version

I return to the scene of the crime to revisit a review I wrote some time ago for an album, *"An Gorta Mòr"* by Ifsounds, which I still listen to with great pleasure, despite the release in 2023 of the excellent (which I will write about later) *MMXX*.

At the time, I wrote:

Italian Progressive Rock is experiencing a new youth: the number of releases in this 2018, now coming to an end, is considerable and of above-average quality.

It ranges from Folk-Prog to Metal-Prog and Symphonic-Prog, reaching into those Jazz territories that have never been forgotten.

The Molise-based band Ifsounds does not deviate from what I mentioned above with their new album *"An Gorta Mòr,"* which translates to "The Great Famine."

The band, active since as far back as 1993 under the name If, has garnered acclaim and awards worldwide over the years, demonstrating the quality of their contribution to the Progressive Rock scene, without ever falling into the trap of merely replicating what was written and played in the glorious '70s.

By offering their own current and fresh version, with moods ranging from Folk to Psychedelia, and with incursions into Hard Rock that add the right amount of spice to their already varied menu, here they are arriving at their sixth album, in which they tackle the historical drama of the Great Famine that struck Ireland from 1845 to 1849.

During that very difficult period, thousands of people died, and many more were forced to leave the Emerald Isle. On this theme, which is very relevant and dramatic today, the band has built an album that recalls the classic concept albums of the past.

The choice to open the album with *Mediterranean Sea* is very significant in itself, and its intense beginning, which then becomes calm and almost intimate, tells a very captivating musical story.

The vocal performance by Runal is excellent, as he perfectly captures the nuances of the track, while Dario Lastella's guitar solo is applause-worthy. In the second track, *Techno Gurn,* we find echoes of PFM, softened by a handful of Psychedelic elements, while the third track, *Violet,* is a classic, expansive ballad that takes us to Pop shores, yet performed with taste and feeling: the acoustic guitar solo that enriches the track is certainly commendable. The sound returns to a harder edge with *Reptilarium,* which plants one foot in the '70s and the other in a modern, contemporary sound: a track marked by interesting rhythm changes, highlighting the technical skill and emotion present in the group's sound.

The album concludes with the title track, a 22-minute suite in which Irish music, rock, and opera blend superbly, offering us a unique and hardly comparable listening experience. In conclusion, we are in the presence of a varied album, excellently arranged and played, that will not disappoint fans of that Rock which major record labels no longer offer today.

Progressive Rock in the new millennium is alive and well, and Ifsounds are here to prove it.