Klidas – No Harmony (Bird’s Robe Records, 2023)
Se crediamo che il rock sia defunto e che non abbia più nulla da comunicare, penso che stiamo commettendo un errore. In realtà, ciò che è morto nella maggior parte di coloro che si definiscono "appassionati di musica" è la curiosità e il desiderio di ascoltare qualcosa al di fuori dei soliti nomi noti che ci cullano nella nostra "zona di comfort". Dovremmo invece provare ad esplorare artisti e gruppi sconosciuti, perché è proprio da qui che giungono le piacevoli sorprese.
I Klidas sono un gruppo marchigiano al debutto discografico con "No Harmony", si inseriscono perfettamente nella categoria delle piacevoli novità.
L'album, che ho avuto il privilegio di ascoltare in anteprima, sarà pubblicato il 2 giugno su vinile, CD e formato digitale dall'etichetta australiana Bird's Robe Records. La formazione del gruppo nasce 2014 nelle Marche e vede Emanuele Bury alla chitarra e voce, Francesco Coacci al basso e voce, Samuele De Santis al sassofono, Alberto Marchegiani alle tastiere e sintetizzatori, Giorgio Staffolani alla batteria, Lisa Luminari alla chitarra e voce (live), Francesco Fratalocchi al sassofono (live) e Manami Kunitomo come voce finale in "Arrival".
La loro miscela musicale abbraccia jazz, psichedelia, rock alternativo e progressive rock. Pur essendo radicati in influenze come Secret Chiefs 3, The Mars Volta, Radiohead, Pirate e Swans, la personalità del gruppo impedisce loro di cadere nella trappola del già sentito, risultando in un suono fresco e attuale.
Dal comunicato stampa si apprende che il potere evocativo delle parole, delle immagini e delle forme musicali lascia spazio al silenzio, considerato un elemento fondamentale e irrinunciabile nell'esperienza dell'ascolto. Da qui il nome Klidas, una parola ceca che significa "gigante del silenzio".
Ma veniamo all'album, anticipato da tre singoli: "Shores", "Not To Dissect" e "Arrival".
“Shores” apre l'opera, con una chitarra dal sapore psichedelico che si intreccia con un sax dalle sfumature jazz.
Segue "Shine", caratterizzata da un approccio progressive di matrice canterburiana, con cambi di umore tra momenti di silenzio e ripartenze che marciano il brano.
Il secondo singolo, "Not To Dissect", richiama i King Crimson e mette in luce la qualità strumentale dei musicisti.
Poi arriva un momento di calma con il terzo singolo "Arrival", in cui il sax e la chitarra creano armonia, mentre la sezione ritmica detta il tempo con precisione e fantasia.
La batteria introduce la dinamica di "Circular", mettendo in mostra l'imponente muro di suono che la band sa creare.
L'album si conclude con la traccia psichedelica "The Trees Are In Misery", in cui la chitarra disegna riff che colpiscono come un pugno in faccia.
Si tratta di un album quasi interamente strumentale che mette in evidenza la qualità compositiva e strumentale della band. Come accennato in precedenza, riesce a regalare all'ascoltatore un suono che si proietta nel presente senza dimenticare il passato.
Questo è un notevole esordio che ci fa ben sperare per il futuro della band, in attesa del loro secondo lavoro. Avanti così!
Trackliist:
Shores
Shine
Not to Dissect
Arrival
Circular
The trees are in misery