venerdì 13 giugno 2025

Nawawi Sepharad - La Reina | redapolis Music Blog

Copertina del disco.


 

Nawawi Sepharad - La Reina (Filibusta Records, 2025)

Ci sono dischi che non nascono da una semplice ispirazione musicale, ma da una visione. La Reina, esordio del progetto Nawawi Sepharad, porta la firma di Tiziana Nauaui, voce e anima di un’idea che attraversa i secoli, le frontiere, le identità. L’intento non è solo quello di reinterpretare la musica sefardita – echi di un tempo medievale e rinascimentale, di una memoria giudaico-spagnola dispersa con la diaspora del 1492 – ma di restituirle nuova linfa, portandola dentro il linguaggio vivo e mutevole del jazz contemporaneo.

mercoledì 11 giugno 2025

Palazzo Rosa – Tanto Vale | Redapolis Music Blog

Copertina del disco.
 

Palazzo Rosa – Tanto Vale (La Stanza Nascosta Records, 2025)

Difficile credere che Tanto vale sia un esordio. Il duo sardo Palazzo RosaLuca Dore (voce e chitarra) e Alessandro Budroni (voce, pianoforte, armoniche, chitarra)  – firma un album sorprendentemente maturo, per scrittura, per suono, per visione. Un lavoro che affonda le mani in più tradizioni senza lasciarsi schiacciare da nessuna, e che fa del contrasto – tra leggerezza e amarezza, tra ironia e disincanto – la propria chiave espressiva più autentica.

Il disco, prodotto da La Stanza Nascosta Records, nasce volutamente diviso in due parti, quasi fossero le due facciate di un vinile: la prima più giocosa, swingata, imbevuta di jazz e avanspettacolo; la seconda più ruvida, elettrica, con un’anima indie-rock e sfumature cantautorali anni Settanta. Come se Cochi e Renato avessero preso una stanza nello stesso condominio dei Velvet Underground.

Il primo blocco di brani si muove in un’atmosfera surreale e teatrale, con personaggi che sembrano usciti da un cabaret malinconico: in Città vuota c’è chi si smarrisce tra le strade di una città da gioco da tavolo, mentre Va tutto bene (Sono un cantante jazz) racconta la corsa contro il tempo (e contro l’orchestra) di un crooner destinato a farsi largo a gomitate tra gli assoli.

Domicilio coatto domenicale mette in scena un uomo agli arresti domiciliari che, paradossalmente, arriva a temere più le uscite domenicali con la moglie che la reclusione stessa. Androblues, con il suo passo dimesso e affaticato, è un blues senile dedicato a Lady Mother, che alla foce esercita il mestiere, mentre in Lungomare una famiglia proletaria si trascina in vacanza verso un destino che sa di disfatta.

Ed è proprio Lungomare che offre forse la sintesi più feroce e toccante dell’intero lavoro: il “tanto vale” del titolo si fa qui più di una rassegnazione — è un epitaffio corale, un testamento ubriaco e struggente. L’elenco finale di comandi (“soffochiate, copriate, spegniate...”) ricalca un gioca jouer deformato, una filastrocca allucinata e grottesca che chiude la prima parte come una sorta di requiem laico.

Nel secondo lato, la scrittura cambia registro. La musica si fa più densa, abrasiva, i testi più crudi. Le figure che emergono dai brani sembrano uscire da sotterranei: Madame Latrouche, personificazione della miseria, si infila negli occhi e nel cuore del narratore come un’inquilina abusiva. Sta appollaiata sopra il Palazzo Rosa, a osservare i condòmini e a ghermirli al primo passo falso.

Voltaren affronta le dinamiche di potere all’interno di una coppia, con graffi rock e sarcasmo. L’uomo senza spessore, che cammina “a rimorchio del primo che passa”, sembra evocare certi personaggi cari alla penna di Bersani: figure evanescenti, svuotate, alla deriva.

C’è poi Vedo vado, che racconta con amaro humour la relazione tra una vedova e un seduttore seriale di vedove (“Ma se stava così bene!”).

Infine, La Diva del Continental Bar, con le sue atmosfere notturne e sfocate, chiude il disco con un’intensità narrativa da noir provinciale. La voce si abbassa, si fa sussurro, ricorda i grandi raccontatori di storie in musica, quelli che parlano d’amore anche quando raccontano una fuga, un abbandono, una telefonata mai fatta.

È un disco pieno di umanità, Tanto vale, ma un’umanità che barcolla, che arranca, che inciampa nelle proprie malinconie e nei propri tic. Eppure, proprio per questo, profondamente viva.

Un lavoro che non ha paura di cambiare pelle da una traccia all’altra, e che riesce a mettere in scena una piccola tragicommedia musicale senza mai cadere nella caricatura.

Un plauso va a La Stanza Nascosta Records per averne intuito le potenzialità: nel panorama attuale, questo esordio è un atto di coraggio e insieme un atto d’amore per la canzone d’autore.

Immagine degli artisti.

Palazzo Rosa (Luca Dore, Alessandro Budroni)

 

Track list:

1. Città vuota
2. Va tutto bene (Sono un cantante jazz)
3. Domicilio coatto domenicale
4. Androblues
5. Lungomare
6. Madame Latrouche
7. Voltaren
8. L’uomo senza spessore
9. Vedo Vado
10. La Diva del Continental Bar 

 

Testi: Luca Dore
Musica: Luca Dore – Alessandro Budroni
Arrangiamenti: Palazzo Rosa (eccetto brano 5, co-arrangiato con Salvatore Papotto)
Voce e chitarre: Luca Dore
Voce, pianoforte, tastiere, armonica: Alessandro Budroni
Batteria: Fabrizio Murgia (brani 1, 2, 3, 6, 7, 9); Paolo Succu (brani 8, 10)
Basso: Salvatore Papotto (brani 3–10)
Sintetizzatore: Salvatore Papotto (brano 5)
Sax, clarinetto: Paolo Carta Mantiglia (brano 2)
Chitarra elettrica (solo): Vittorio Pitzalis (brano 2)
Violino: Peppino Anfossi (brano 7)
Mixaggio e master: Salvatore Papotto
Foto copertina (prima parte): Pf Foto


Palazzo Rosa – Tanto vale (La Stanza Nascosta Records, 2025) 

It’s hard to believe Tanto vale is a debut. The Sardinian duo Palazzo Rosa – Luca Dore (vocals and guitar) and Alessandro Budroni (vocals, piano, harmonica, guitar) – deliver a surprisingly mature album, both in writing and sound, with a clear and compelling artistic vision. It’s a work that dips into multiple traditions without being confined by any of them, making contrast – between levity and bitterness, between irony and disillusionment – its most authentic expressive key.

Released by La Stanza Nascosta Records, the album is intentionally split into two parts, almost like the two sides of a vinyl: the first more playful, swinging, steeped in jazz and old-school variety show; the second more abrasive, electric, with an indie-rock soul and singer-songwriter shades drawn from the Seventies. As if Cochi e Renato had rented a flat in the same building as the Velvet Underground.

The first block of songs moves through a surreal, theatrical atmosphere, peopled by characters who seem to step out of a melancholy cabaret: in Città vuota, someone gets lost in the streets of a board-game city, while Va tutto bene (Sono un cantante jazz) tells the story of a crooner racing against time (and the orchestra), elbowing his way through solos.

Domicilio coatto domenicale stages the paradox of a man under house arrest who fears Sunday outings with his wife more than confinement itself. Androblues, slow and weary, is a senile blues dedicated to Lady Mother, who plies her trade at the river’s mouth, while Lungomare follows a working-class family dragging itself through a holiday doomed from the start.

And it's Lungomare that perhaps offers the album’s most poignant and biting synthesis: the "tanto vale" of the title becomes more than resignation — it’s a choral epitaph, a drunken, heart-wrenching testament. The final list of commands ("suffocate, cover, turn off...") echoes a grotesque, warped Gioca Jouer — a nightmarish nursery rhyme that closes the first half like a secular requiem.

On the second side, the writing shifts gears. The music grows denser, more abrasive; the lyrics rougher. The characters emerging from the songs feel like they’ve crept out of the cellar: Madame Latrouche, a personification of poverty, seeps into the narrator’s eyes and heart like a squatter. She sits atop the Palazzo Rosa, watching its tenants, ready to strike at the first misstep.

Voltaren explores power dynamics within a couple, with sharp-edged rock and biting sarcasm. L’uomo senza spessore, who "follows the first person who passes by," seems like a distant cousin of Bersani’s aimless, spineless men — ghostlike figures, emptied out and drifting.

Then there’s Vedo vado, which recounts, with bitter humour, the affair between a widow and a serial widow-chaser ("But he seemed like such a nice man!").

Finally, La Diva del Continental Bar closes the album with smoky, nocturnal atmospheres and the narrative intensity of a provincial noir. The voice lowers to a whisper, evoking the great musical storytellers — those who sing of love even while narrating escapes, abandonments, or phone calls never made.

Tanto vale is a record full of humanity — but a humanity that stumbles, falters, and trips over its own melancholies and tics. And precisely because of that, it feels fully alive.

It’s a work unafraid to shed its skin from one track to the next, skillfully staging a small musical tragicomedy without ever tipping into caricature.

Kudos to La Stanza Nascosta Records for recognising its potential: in today’s musical landscape, this debut is both a courageous act and a heartfelt gesture of love toward Italian songwriting.

Track list

  1. Città vuota

  2. Va tutto bene (Sono un cantante jazz)

  3. Domicilio coatto domenicale

  4. Androblues

  5. Lungomare

  6. Madame Latrouche

  7. Voltaren

  8. L’uomo senza spessore

  9. Vedo Vado

  10. La Diva del Continental Bar

Credits
Lyrics: Luca Dore
Music: Luca Dore – Alessandro Budroni
Arrangements: Palazzo Rosa (except track 5, co-arranged with Salvatore Papotto)
Vocals and guitars: Luca Dore
Vocals, piano, keyboards, harmonica: Alessandro Budroni
Drums: Fabrizio Murgia (tracks 1, 2, 3, 6, 7, 9); Paolo Succu (tracks 8, 10)
Bass: Salvatore Papotto (tracks 3–10)
Synthesizer: Salvatore Papotto (track 5)
Sax, clarinet: Paolo Carta Mantiglia (track 2)
Electric guitar solo: Vittorio Pitzalis (track 2)
Violin: Peppino Anfossi (track 7)
Mixing and mastering: Salvatore Papotto
Cover photo (Part I): Pf Foto

Instagram: https://www.instagram.com/palazzorosa_duo/ 
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